Buono, pulito, giusto. Slow Food, L’ultimo pastore e la rappresentazione ecosostenibile del piacere – di Emilio Maggio

 

Riproponiamo un articolo dal numero 17 di Liberazioni.

Contro coloro, e sono i più, che confondono l’efficienza con
la frenesia, proponiamo il vaccino di un’adeguata porzione
di piaceri sensuali assicurati, da praticarsi in un lento e
prolungato godimento. Iniziamo a praticarlo con lo Slow
Food (1).

I film di propaganda devono rassicurarci su quel che vediamo,
devono scegliere fra il documentario che ci presenta il proprio
materiale come una realtà tangibile e la fiction che ce lo
presenta come un fine desiderabile, mettere nei posti stabiliti
la narrazione e la simbolizzazione (2).

 

Con lo slogan «Buono Pulito Giusto» l’associazione enogastronomica internazionale Slow Food sintetizza e promuove la retorica del mangiar bene. I corollari culturali di questa retorica, quali decrescita, sostenibilità
ambientale, riduzione dei consumi e rallentamento dei cicli intensivi di produzione delle merci (inclusi quelli che utilizzano i corpi animali per trasformarli in cibo), trovano fondamento e ispirazione nel pensiero dei movimenti ecologisti degli anni Settanta in cui confluivano le istanze contro-culturali del femminismo, del pacifismo e dell’antirazzismo. Lo slogan indica una presunzione qualitativa al cambiamento di modelli e stili di vita che fa leva su un immaginario che auspica un’utopica armonia tra l’umanità e la natura ed elude la vera questione dell’ideologia del dominio e dello sfruttamento economico. Smarcarsi dall’ecologia morale per approdare a un’ecologia sociale è il nodo politico e strategico per poter concepire una vera liberazione della e dalla natura (3). In effetti, la storia di Slow Food, dalla sua nascita ad oggi, è in tal senso esemplare. L’ispirazione ecologista, nata sulle ceneri del revisionismo post-comunista e sulla disillusione del mito irredentista e visionario della soggettività rivoluzionaria diffusa dopo il Sessantotto, si è presto arenata nelle secche della rivoluzione del gusto.

Continua a pagina 62 della rivista…

 

1. «Manifesto della difesa e del diritto al piacere», redatto da Folco Portinari nel 1989 per la campagna informativa enogastronomica di Slow Food.

2. Jacques Rancière, La favola cinematografica, trad. it. di Bruno Besana, ETS, Pisa 2006, p. 42.

3. Cfr. Murray Bookchin, L’ecologia della libertà. Emergenza e dissoluzione della gerarchia,
trad. it. di A. Bertolo e R. Di Leo, elèuthera, Milano 1986



This entry was posted on lunedì, Gennaio 25th, 2016 at 09:01 and is filed under General. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.