Giornata Mondiale per l’Abolizione della Carne: intervista a Marco Reggio e Massimo Filippi
Dal blog di Animalisti Friuli Venezia Giulia:
Le Settimane Mondiali per l’Abolizione della Carne si svolgono ogni anno nell’ultima settimana di gennaio, maggio e settembre. La prossima si terrà dal 24 al 31 gennaio 2015 e comprenderà la Giornata Mondiale per l’Abolizione della Carne (31 gennaio).
Per l’occasione abbiamo rivolto alcune domande a Marco Reggio e Massimo Filippi, che ringraziamo per averci concesso questa intervista che pubblichiamo.
Quando parliamo di abolizione della carne ci riferiamo all’abolizione dell’assassinio di animali a scopo alimentare; allora sarebbe forse interessante capire chi sono gli animali, o cos’è un animale, al di là della classica definizione che ne danno i dizionari.
Quando parliamo di contrastare l’uccisione e lo sfruttamento di esseri senzienti per l’alimentazione umana, stiamo parlando di miliardi di individui trasformati in merce. Il loro status politico, ben più importante di qualunque definizione ne possano dare i dizionari o del sapere biologico accumulato su di loro e a loro spese, è definibile da una serie precisa di attributi: sono uccidibili, non possiedono una storia personale (una biografia), sono senza nome, non possono esprimere autonomamente richieste o rivendicazioni. Riassumendo gli “animali da reddito” e, più in generale tutti gli animali non umani, sono materie prime. Poiché però, che noi lo si voglia o meno, gli animali sono esseri senzienti, è certo che se smettessimo di considerarli e trattarli come merci, scopriremmo ben altro su chi realmente siano. Di fatto, l’unica certezza che oggi abbiamo degli animali è che di loro conosciamo poco o nulla. Pertanto, che cosa sia questo “ben altro” ancora oscuro è al momento indefinibile (e, probabilmente, è meglio che resti tale), anche se al proposito potremmo trarre qualche suggerimento dalla convivenza transpecifica che è già in atto tra “noi” e “loro” (pensiamo non solo ai cani e ai gatti che vivono nelle “nostre” case, ma anche ai tanti animali che vivono, seppur tra innumerevoli difficoltà, nelle nostre città, nelle loro vicinanze e nel loro sottosuolo).
L’abolizione della carne lascerebbe comunque aperte altre problematiche relative ad una visione antropocentrica della più ampia questione animale; come si inserisce l’iniziativa in un contesto di visione antispecista della società?
É fondamentale sottolineare che l’abolizione della carne non è sinonimo di abolizione dello specismo o dell’antropocentrismo. La produzione di carne, latte e uova è certamente l’aspetto maggiormente istituzionalizzato e drammatico della questione animale: oltre il 99% degli animali uccisi viene macellato, dopo una vita di inimmaginabili sofferenze, per l’alimentazione umana! Lo sfruttamento, poi, non è l’unico aspetto in cui si esprime l’antropocentrismo. In effetti, la rivendicazione sottesa alla richiesta di abolizione della carne potrebbe essere sostenuta anche da chi assegna un diverso “valore” ai bisogni o agli interessi dei membri di altre specie, ad esempio da uno specista moderato. Tuttavia, è immediatamente evidente che se fosse anche soltanto riconosciuta la plausibilità di tale rivendicazione, gli effetti sui rapporti di potere fra umani e altri animali e sulla solidità del “binarismo di specie” (umano/non umano) sarebbero semplicemente dirompenti.
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